Abbiamo fatto un giro da NOSTRO Enoteca alla ricerca delle etichette dei vini più belle e particolari e queste sono le nostre scelte.

Che noi posticine siamo delle curiose di natura, ormai è storia nota. Che ci piace trascorrere il nostro tempo libero a spulciare sugli scaffali di posticini accoglienti, che emanano un profumo di bello, lo è ancora di più. Per non parlare poi di quanto ci piace coccolarci la sera con un bel bicchiere di vino rosso.

Perciò potete immaginare la mia gioia quando, proprio a due passi da casa, ha aperto un’enoteca. Come i negozi di articoli di cancelleria, di profumi di nicchia, anche le enoteche mi hanno sempre sedotta con il loro fascino. Un fascino fatto di tradizione, lavoro, colori, profumi, passione, che si percepisce chiaramente da ogni bottiglia. E Nostro ha, su di me, questo potere seduttivo. 

Appena ho un momento non perdo occasione per andare a curiosare. Girovagando tra lo scaffale dei distillati e quello dei Franciacorta, penso che la parte della scelta di ogni singola bottiglia da inserire in listino, sia la parte più divertente di questo mestiere (oltre all’assaggio, è chiaro!). E penso lo sia anche per il padrone di casa di Nostro, Diego. 

Diego sceglie ogni vino, con cura e dedizione paterna. E da bravo “papà” elogia i suoi pargoli e ne racconta le gesta, con un entusiasmo che è raro trovare in un comune “contesto lavorativo”. 

E questa cosa ci piace sempre assai.

Un luogo, quindi, dove non comprare solo vino ma degustare storie e passione. Un abbinamento che funziona, ve lo garantiamo.

Oltre ad una vasta (ma super ricercata) scelta di vino, Nostro propone anche una interessantissima selezione di birre artigianali, distillati e accessori per il vino (provvidenziali, come quella volta che donna Luisa ha rotto il mio bicchiere da degustazione preferito). Oltre a tutto questo ben di Dio, non manca lo scaffale dedicato ai peccati di gola: con la cioccolata Barbero e il suo meraviglioso e coloratissimo incarto (i disegni sulla carta sono quelli originali di 7 generazioni fa), il miele, i confetti, i cantucci toscani della Pasticceria Sfizio.

Un’altro elemento che mi ha sempre affascinata del vino sono le etichette delle bottiglie. Ce ne sono alcune che sono dei veri e propri capolavori artistici, altre metafore di una storia familiare, altre più semplici, ma molto emozionali. 

Ogni etichetta è un racconto. Mi sono lasciata guidare da Diego alla scoperta delle più belle.

 

CANTINA COLOSI - LINEA SALINA

 

Sull’isola di Salina, da oltre 40 anni, la famiglia Colosi coltiva vigneti su suggestivi terrazzamenti sul mare, producendo vini che raccontano colori, sapori, profumi, luce, vento, sole della sua terra.

E le etichette sono un po’ lo specchio di questa idea. Il blu del mare, il verde della macchia mediterranea, il rosso dei tramonti estivi, che ti sembra di sentirlo davvero il calore sulla pelle. 

E di nuotarci in quel mare blu, con la barca a vela mossa dal vento. Perché il colore, decisamente materico della tempera, trasforma il racconto in qualcosa di tangibile.

 

MASSIMAGO

In provincia di Verona, a Mezzane di Sotto, sorge un luogo di vino e di accoglienza. La cantina Massimago, oltre al suo legame intrinseco con la Valpolicella, è anche un luogo dove l’ospitalità è considerata alla stregua della cultura e vista come un modo per crescere nel mondo del vino (oltre alla cantina, Massimago, ha un bellissimo wine realais, tra i vigneti di Valpolicella). Una cantina che unisce tutto ciò che ci piace, insomma.

Con Diego abbiamo scelto 2 bottiglie, con 2 etichette pazzesche, in limited edition: Marchesa MARIABELLA 2015 Ripasso superiore della Valpolicella e Conte GASTONE 2014 Amarone della Valpolicella DOCG.

Le etichette sono entrambe disegnate da Franco Chiani e a vederle, con i loro ritratti grafici e stilizzati, potrebbero sembrare inusuali per due vini imponenti e storici come l’Amarone e il Ripasso della Valpolicella. Secondo me proprio in questa giocosa irriverenza risiede la bellezza di queste etichette. Una serie di ritratti che girano intorno alla bottiglia, in modo che chiunque si possa riconoscere in un personaggio o, perché no, conoscerne di nuovi. 

L’ideale sarebbe acquistare entrambe le bottiglie e – ruotandole insieme – creare sempre nuove coppie e nuovi “incontri”.

 

VIETTI

Il nostro occhio si ferma allo scaffale del Piemonte.

Qui, nel cuore delle Langhe – dove cresce rosso e prepotente il Barolo – la famiglia Vietti produce vino da 4 generazioni.

La cantina ha un occhio di riguardo verso l’estetica della bottiglia. Infatti  le etichette sono state quasi tutte disegnate da un artista delle Langhe, Gianni Gallo, tra gli anni 60 e 70.

Sempre in collaborazione con Gallo, la famiglia Vietti decise di far disegnare, ogni anno ad un artista differente, le etichette delle loro riserve più pregiate. La cantina vanta, infatti, un archivio di etichette illustrate da artisti di fama internazionale (vi dicono niente Renzo Piano e Oliviero Toscani?, così per dire, eh!). 

Noi abbiamo scelto le bottiglie con le etichette storiche per il loro gusto retrò: il Roero Arneis 2016, il Barbera d’Alba 2015 Tre Vigne, il Nebbiolo 2016 Perbacco, e il Barolo 2014 Castiglione.

 

PODERE DI POMAIO

Una cantina green ed ecosostenibile sorge in Toscana tra Arezzo e le colline del chianti. È il Podere di Pomaio dove i fratelli Jacopo e Marco producono vini ecosostenibili e bio.

E proprio i due fratelli sono i protagonisti di questa etichetta troppo divertente. 

La leggenda narra che i due litighino sempre su come fare il vino e quest’aneddoto viene raffigurato in maniera ironica sulle etichette, dove i due, in abiti ottocenteschi si ritrovano a duellare. Ma al posto dei fioretti impugnano due bottiglie di vino.

 

SPAGNOL COL DE SAS

Dai tempi del bisnonno Serafino la famiglia Spagnol coltiva uva e produce prosecco. Dei tanti vini  spumantizzati, noi abbiamo scelto un prosecco superiore, il Rive di Solighetto Brut, un Conegliano Valdobbiadene DOCG. 

L’etichetta è minimal e pulita. Sullo sfondo grigio è disegnata in toni chiari la carta stilizzata di una vigna. Un pallino rosso all’interno della pianta indica il punto esatto da cui proviene l’uva con cui si è vinificato il prosecco. Io l’ho trovato fighissimo.

 

FERGHETTINA

E adesso di va leggermente fuori tema. Ma una piccola deviazione in questi casi è concessa, no?

Tra le tante etichette colorate spicca una bottiglia dal design particolare. Una bottiglia (udite, udite) dalla base quadrata e non circolare.

Lo studio su questa innovazione, rispetto al classico stereotipo di bottiglia tonda, è stato effettuato da Matteo, il figlio del proprietario della cantina. 

Questa forma permette al Franciacorta di affinare le sue qualità in maniera almeno due volte superiore al comune imbottigliamento. Io ve l’ho fatta spiccia, ma sul sito della cantina trovate la spiegazione seria di questo bellissimo progetto.

 

 

Chiara Manes

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